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PoesieRacconti.it


sabato 26 febbraio 2011

Se fossi Leonardo - Canzone dello Zecchino d'Oro 1969


 Se fossi Leonardo,
se fossi Leonardo,
se fossi Leonardo
quante cose inventerei!

Mi piacerebbe tanto inventare
le braccia con le ali per volare
e volteggiare come un aquilone
sul traffico che tocca la città.
Sarebbe una bellissima invenzione
crear l'ombrello col termosifone
al sotto zero più non penserei
e il raffreddore più non prenderei.

Se fossi Leonardo
quante cose inventerei
ma non per me soltanto,
anche per gli amici miei.

Non sono Leonardo e inventarle io non so
ebbé, ebbè, si fa quel che si può.
Immaginate un poco che scalpore
se io inventassi i piedi col motore
sarebbe riposante camminare
però c'è un'altra cosa da inventare.
La penna che sa scrivere da sola
in un minuto i compiti di scuola
i cinque e i quattro più non prenderei
e il primo della classe io sarei.

Se fossi Leonardo
quante cose inventerei
ma non per me soltanto,
anche per gli amici miei!

Non sono Leonardo e inventarle io non so
ebbé, ebbé, si fa quel che si può.
Non sono Leonardo e inventarle io non so
ebbé, ebbé, si fa quel che si può!!!

 


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Come Raffaella Carrà (quasi)...

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHxsuPJsgzoG_tZR3gwbUKQouuKIwiL3_muDKnEAuDU-l-BwBnVzlLox7mpu97vP24bxdSbNUbcFxUrS5UM4knQGLc81uHar4YmVRaM1O65PvIA2VCPUem5oEy-fU8yWOp_-ld5BfXkiw/s1600/carra%2527.bmp

Andavo pazza per il gioco del “Se fosse” con cui Raffaella Carrà intratteneva il pubblico pomeridiano della Rai, parecchi anni fa. Lo scopo del gioco – per i marziani che non lo sapessero – era quello di indovinare un personaggio tracciandone un profilo per comparazione, ossia associandolo ad altro tramite la locuzione “Se fosse”: “Se fosse un colore o una città o un lavoro o un odore eccetera”.
L’altro giorno pensavo che se io fossi il personaggio di un libro – e qualora non potessi sceglierei quale (perché in questo caso mi riserverei sicuramente il ruolo di Daisy nel Grande Gatsby in modo da cambiare il destino di Jay) e dovessi assumere un’identità romanzesca solo in virtù di attitudini e predisposizioni caratteriali – sarei sicuramente il Bianconiglio creato da Lewis Carroll.
Il Bianconiglio, apparso per la prima volta nel 1862 in Alice’s Adventures Underground e nel 1865 in Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie è il coniglio bianco con panciotto e orologio nella zampa, che corre davanti ad Alice solleticando la sua innata curiosità.
Ora nelle migliaia di pagine scritte sul libro di Carroll di solito si sostiene che il Bianconiglio – spingendo Alice ad addentrarsi nel mondo magico in cui vivrà mille avventure – sia il simbolo della curiosità e dunque della conoscenza, della scoperta, dell’apertura al mondo. Io ho letto Alice – nelle varie storie – deliziandomi della gioia inventiva del suo autore e godendo dei continui mutamenti di regole e stravolgimenti della realtà con cui i personaggi vivono nel loro mondo fantastico, ho adorato persino la perfida Regina di Quadri, ma non mi sono mai soffermata troppo sugli elementi simbolici della narrazione, mi piaceva di più l’aspetto linguistico del testo. 
http://principekamar.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/25789/bianconiglio1.jpg
E in realtà, il motivo per cui mi sento più vicino al Bianconiglio che alle migliaia di altri personaggi conosciuti nella mia carriera di lettrice, è che come lui anche io vivo con l’orologio sempre in primo piano e ripeto continuamente: “E’ tardi. E’ tardi”. Come se nei posti non ci si potesse mai andare camminando, ma solo correndo e sempre con la sensazione che tutto sarà inutile perché non si arriverà mai in tempo. A meno che non mi perda in qualcosa (o in qualcuno) e il tempo allora diventa totalmente relativo.
Qual è il vostro alter ego letterario? Spero sia meno nevrotico del mio.



   
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