On the Book

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PoesieRacconti.it


sabato 14 maggio 2011

Cinematerapia per migliorare se stessi...

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Fratelli Lumière

 

" La mia invenzione è destinata a non avere alcun successo commerciale."


Louis Lumière

Il ricorso alle Arti a scopo formativo e terapeutico è di grande attualità e trova nella Cinematerapia uno dei più interessanti sviluppi.
Nati entrambi negli ultimi anni del 1800, Cinema e Psicoanalisi non da subito hanno riconosciuto il loro legame fraterno. Sembra infatti che Freud considerasse il cinema "un passatempo senza storia" ed è certo che rifiutò di collaborare al film di Pabst I misteri dell'anima (1925), primo omaggio alla psicoanalisi.
Ormai maturi da tempo, i due "fratelli" sono ben consapevoli di abitare gli stessi territori di confine tra sogno e realtà, ragione e sentimento, emozione e controllo, lavoro e immagine. Le analogie tra film e sogni sono evidenti: secondo Fellini, per esempio, "il film è il sogno di una mente in stato di veglia". Altri registi affermano di essersi ispirati ai loro viaggi onirici quando hanno pensato a un film. Per lo psicoanalista Musatti i sogni sono come i film, entrambi pensano soprattutto per immagini, si dimenticano e si modificano nella memoria perché tempo e spazio non corrispondono alla vita reale. La stessa sequenza parola-immagine-parola del cinema è ben presente anche nel sogno, nel quale "la parola che nasce dall'immagine permette la verbalizzazione di esperienze preverbali che diventano pensabili" (Mauro Mancia, 2007).

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Chiamato a sua volta "fabbrica dei sogni", il medium cinematografico, con la sua illusione di verità che suscita la meraviglia e lo stupore, ha un potere evocativo, simbolico e allegorico straordinario. Esso rappresenta "l'incarnazione dell'immaginario nella realtà esterna" (Edgar Morin, 2001) e può essere considerato a tutt'oggi il "luogo privilegiato in cui l'inconscio diffonde a pioggia i propri raggi luminosi per rendere visibile l'invisibile" (Brunetta, 1995).
L'esperienza regressiva, ma emotivamente coinvolgente, di stare seduti in una sala al buio in una posizione passiva-recettiva (altrimenti definita come "veglia sognante", "allucinazione paradossale", "vertigine psichica", o ancora "coscienza sospesa e non assente") di fronte al magico scorrere della pellicola, che "permette di evocare quello che non c'è rendendolo presente" (Alina Marazzi, 2003), attiva un modo di funzionamento mentale tipico del daydreaming, del sogno, del pensiero associativo della veglia. E da questo incantesimo può nascere un autentico processo creativo e di rivelazione profonda. La visione di un buon film, con i suoi movimenti identificatori e proiettivi che ci fanno sentire in gioco in ogni personaggio, apre nuove strade e nuovi scenari per la comprensione degli aspetti emotivi e spesso inconsapevoli del nostro rapporto con la realtà. 

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Guardando lo schermo con "occhi d'oro che san vedere nella notte"(Lella Ravasi Bellocchio, 2004 e 2007), il cinema può curarci come ci cura il sogno (il nostro cinema interno) perché ci offre la straordinaria occasione di "storicizzare il nostro inconscio facendoci rivivere emozioni rimosse o dimenticate per sempre " (Mauro Mancia, 2007).
Di questo sono ben consapevoli registi come Fellini che, dopo l'ultimo ciak a un suo film (8 e mezzo), così ne riconobbe il grande potere di autoguarigione: "Non so dire esattamente cosa farò dopo questo film ma, posso dire, con molta sincerità, che esso mi ha fatto veramente beneÉ Io so che adesso potrei fare qualsiasi cosa, perché è nuovo il modo di guardare e anche il modo di amare".
A partire dagli U.S.A. si è diffuso anche in Italia l'uso terapeutico dei film: per ogni malattia (dai disturbi d'ansia e depressivi all' ipertensione e ai tumori) una pellicola, dietro consiglio di esperti che hanno all'uopo confezionato esaurienti manuali. Nancy Peske e Beverly West così introducono il loro bestseller dedicato alle donne, Cinematerapia. C'è un film per ogni stato d'animo: " (É) i film sono ben più di un semplice divertimento: sono dei medicinali che possiamo autoprescriverci. Una buona pellicola è come un ricostituente lenitivo che, se somministrato correttamente, in combinazione con l'inerzia assoluta e qualche cibo oscenamente ricco di grassi, può curare di tutto: dalle crisi d'identità ai giorni in cui ti svegli con i capelli in disordine, alla tristezza provocata dall'odio per il proprio lavoro". Secondo lo psichiatra Vincenzo Mastronardi, i film "sono come iniezioni intramuscolari di forza, di energia". Il suo Filmtherapy è un'autentica "enciclopedia psicofilmica": per ogni film ci sono le indicazioni terapeutiche e le modalità psicologiche con cui avvicinarsi ad esso.

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"Un film è come chiacchierare con un'amica/psicologa. Con il vantaggio che se non ti va lo cambi, oppure lo puoi rivedere", chiosa la giornalista Paola Maraone autrice del recentissimo Cineterapia. 99 film che fanno bene al cuore.
Eppure, come ben sottolineano Ciappina e Capriani (Manuale di Cinematerapia), è importante non confondere lo strumento con la terapia, l'effetto consolatorio del "Cinema" con gli esiti della "Cinematerapia" che si pone l'obiettivo ben più alto di perseguire uno sviluppo di crescita personale. Come Freud analizzava i sogni, via regia all'inconscio, all'interno di un ben definito setting analitico, anche i cinematerapeuti utilizzano il cinema come strumento interpretativo. Hanno così messo a punto una specifica metodologia per "comporre ed elaborare le emozioni grezze", suscitate dalla visione di film scelti ad hoc, "in processi complessi che hanno la finalità di stimolare nell'individuo lo sviluppo di nuove competenze, la realizzazione dei propri progetti profondi e agevolare il suo cammino esistenziale". I vari meccanismi psicologici, spesso inconsapevoli, di identificazione, proiezione ma anche di regressione e amplificazione vengono opportunamente rielaborati nel percorso formativo che è favorito dal lavoro in gruppo.

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Qualsivoglia sia il metodo utilizzato nel cinema come terapia, ciò che emerge sempre è la straordinaria forza delle immagini, che possono curarci se ci prendiamo a nostra volta cura di loro, per riuscire ad accedere alla dimensione simbolica che sa leggere oltre le parole e utilizzare a pieno le risorse emotive di cui siamo dotati.
Una modalità nuova che esalta questa prospettiva è l'associazione di Cinema e Sogno che coniuga la visione di un film al Social Dreaming (sognare sociale/ sognare insieme), la più recente e raffinata tecnica psicoanalitica per esplorare l'inconscio collettivo (Gordon Lawrence, 2001). Essa deriva da progetti internazionali di ricerca sulla formazione di operatori sanitari in psicooncologia (Nesci e Poliseno, 2002) per aiutarli a raggiungere una maggior consapevolezza delle dinamiche inconsce sempre presenti nella relazione di cura e che tanto peso hanno nel determinare frustrazioni e burn out. Un film a tema (come La stanza di Marvin sul cancro o Mare dentro sul tema dell'eutanasia, per esempio) viene qui utilizzato come strumento facilitatore del sogno degli spettatori che si incontrano nuovamente il giorno successivo all'interno delle matrici del sogno.
Definita da Gordon Lawrence come "luogo dove nasce qualcosa e dove non c'è la tirannia di appartenere a un gruppo perché il tramite del discorso è il sogno e non l'individuo", la matrice consente a sogni e ricordi di venire sperimentati non più come realtà individuale bensì come espressione di un patrimonio comune e trans-individuale. Fuori dalla stanza d'analisi, dove sono stati così a lungo custoditi, i sogni possono quindi tornare a pieno titolo nel mondo a occuparsi della natura dei nostri collegamenti con gli altri. Cinema e sogni sono esplorati da chi scrive, insieme alla psicoanalista Giovanna Cantarella, anche uscendo dalla valenza strettamente formativa dell'ospedale, per entrare nella comunità dei sognatori (con il film Il vento fa il suo giro al Cinema Mexico di Milano e al Multisala Portanova di Crema nel gennaio e maggio 2008) e recuperare il loro significato più profondo con un'autentica lettura collettiva, riscrittura della pellicola a più voci, ripartitura a più mani. Ogni voce narra e illumina una scena del film, vedendo aspetti che ad altri sono sfuggiti, offrendo la propria visione, la propria riflessione senza far prevalere un'opinione sull'altra. Nell' ovattata e crepuscolare atmosfera della sala cinematografica sogni, ricordi e libere associazioni si connettono gli uni agli altri con infiniti rimandi, consentendo a ciascuno di accedere a una dimensione misconosciuta della mente e della realtà per approdare a un nuovo grande film/sogno finalmente condiviso.



" L'artificio, sempre, è alla base del cinematografo. Ma non bisogna prendere questa parola in cattivo senso. Se i risultati sono buoni, l'artificio è, senz'altro, sinonimo di arte. "

Mario Soldati
 

http://giotto.ibs.it/cop/cop.aspx?s=B&f=170&x=0&e=9788807840517   
Titolo :Cinematerapia 2. Un film dopo l'altro verso la felicità
Autore :Peske Nancy; West Beverly

Sei in preda a una crisi adolescenziale? Guarda uno dei film sui teenager e sul coming out e celebra la tua vera natura. C'è qualcosa che ti tormenta? Hai un nodo in gola? Hai voglia di piangere? Immergiti in uno dei catartici film strappalacrime come "Ho sognato un angelo" e prepara i fazzoletti. Ti trovi nel bel mezzo di una fusione della famiglia nucleare? Guarda uno dei film sulle famiglie disastrate come "La famiglia Addams" e ridi del tuo bizzarro clan. Una nuova guida cinematografica che prescrive il film giusto per curare qualsiasi male e trovare la felicità. 
http://giotto.ibs.it/cop/cop.aspx?s=B&f=170&x=0&e=9788820044558

Titolo :Cineterapia. 99 film che fanno bene al cuore
Autore :Maraone Paola

Le donne sono capaci di rivedere lo stesso film centinaia di volte. Coazione a ripetere o scelta oculata? Questo libro, spiritoso e autoironico, dimostra che la fìlmtherapy funziona sempre. Da sola o in compagnia di uno stuolo di amiche fedeli, ogni donna sceglie di vedere quelle pellicole che la aiutano ad affrontare le fasi fondamentali della vita: i momenti felici, l'inizio o la fine di un amore o di un'amicizia, una passione travolgente, la maternità e i momenti tristi. Ogni film corrisponde e accompagna un diverso stato d'animo. Da "Colazione da Tiffany" a "Pretty Woman", da "Ghost" a "Harry ti presento Sally", Paola Maraone propone una lista dei 99 film, recensiti e raccontati così da farne emergere le potenzialità terapeutiche. E non serve neanche la ricetta del medico.