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PoesieRacconti.it


mercoledì 27 luglio 2011

ARTE, ESPRESSIONE DI SE STESSI

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 Psicologa e membro dell’Associazione
  Psicologia in Movimento



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L’Arteterapia consiste nella ricerca del benessere psicofisico attraverso l’espressione artistica dei pensieri, vissuti ed emozioni. Essa utilizza le potenzialità, che possiede ogni persona, di elaborare creativamente tutte quelle sensazioni che non si riescono a far emergere con le parole e nei contesti quotidiani. Per mezzo dell’azione creativa l’immagine interna diventa immagine esterna, visibile e condivisibile e comunica all’altro il proprio mondo interiore emotivo e cognitivo.
Sin dalla preistoria c’è sempre stato nell’uomo il bisogno di rendere manifesto il proprio mondo interiore. L’individuo civilizzato, dotato di funzioni mentali più evolute (linguaggio, ragionamento astratto, per esempio) esprime sé stesso attraverso i concetti, le parole, i ragionamenti. Colui che invece non usa il linguaggio verbale, che ha difficoltà cognitive, relazionali, può esprimere sé stesso solo attraverso il movimento, i suoni, il colore, le forme, i disegni. Ecco perché è il mezzo di comunicazione maggiormente utilizzato dagli psicotici. Anzi, diciamo che l’Arteterapia è stata scoperta grazie a loro.
L’arte permette un’espressione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi che non passa attraverso l’intelletto.
I materiali e le tecniche che il paziente utilizza gli permettono di esprimere, plasmare e dare una identità precisa al problema che l’ha portato in terapia; attraverso l’aiuto del terapeuta è possibile raggiungere una nuova visione di tale difficoltà, un’intuizione, un insight che lo avvicini alla risoluzione.
Infatti, nell’Arteterapia la produzione artistica non avviene in completa solitudine, è coinvolta anche una relazione tra due persone, il terapeuta e il paziente, e nell’ambito di tale alleanza, la propria creazione viene osservata e discussa, un po’ come accade ai bambini quando mostrano il proprio disegno ai genitori, i quali, con affetto, chiedono a loro : “Oh...che cos’è?”.
L’arteterapeuta deve saper accogliere, legittimare, amplificare i messaggi dell’altro con parole, disegni, proposte. Nel fare ciò deve avere una sensibilità estetica capace di cogliere non la bellezza, il gradevole o il piacevole ma il significativo, il comunicativo. In questo contesto i canoni di bellezza non esistono, ciò che conta è la comprensione, l’accettazione e la contemplazione di ciò che il paziente intende comunicare con la propria opera.
I prodotti artistici non devono mai subire “interpretazioni”, il significato è sempre personale, privato, egocentrato e và ricercato attraverso il colloquio, cosicché sia il paziente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione.

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Ognuno ha in sé delle risorse proprie e un potenziale autorigenerativo che va semplicemente stimolato. L’Arteterapia svolge questa funzione e ci consente di credere ed essere fiduciosi nelle capacità che tutti quanti noi possediamo.
È preferibile lavorare sulle risorse poiché, utilizzando le parti positive del cliente, si ottengono dei cambiamenti più facilmente e stabilmente che andando a sollecitare le parti negative, oscure.
Dall’Illuminismo in poi, sono stati privilegiati l’aspetto cognitivo, la mente, l’intelletto, la ragione, (aspetti caratteristici dell’emisfero sinistro) a discapito della creatività, della fantasia, dell’intuizione, delle percezioni sensoriali (aspetti caratteristici dell’emisfero destro).
In questo modo le risorse tipiche dell’emisfero destro sono state quasi completamente dimenticate con un conseguente impoverimento della capacità a vivere “con tutto sé stessi” la propria esistenza. L’Arteterapia si pone come obiettivo la riappropriazione di tale patrimonio in quanto può essere un valido sostegno nelle situazioni di difficoltà che la vita ci pone.
Attraverso un disegno, un colore si può contattare l’aggressività. Con la musica si può facilitare l’espressione dei sentimenti e con la danzaterapia il corpo è libero di esprimersi con il proprio linguaggio, al di là delle convenzioni. Attraverso il teatro si ha la possibilità di impersonare ruoli nuovi e mettersi nei panni degli altri.
Così, l’Arteterapia, con le sue tecniche e materiali, favorisce la conoscenza di sé stessi e delle proprie potenzialità e rende possibile l’integrazione di tutte le risorse di cui disponiamo per poter vivere meglio.
L’Arteterapia quindi svolge la funzione non solo di trattamento di malattie ma anche di trasformazione, evoluzione e crescita dell’individuo.
Come nasce l’Arteterapia e qual è la sua storia?
La storia delle arti creative si è spesso intrecciata, fin dall’antichità, con quella della salute mentale.
Gli antichi Egizi incoraggiavano le persone affette da disturbi mentali a “perseguire interessi artistici e frequentare concerti e balletti”.
Anche gli antichi Greci utilizzavano il teatro e la musica per favorire la catarsi, liberare le emozioni represse e ritornare ad una vita equilibrata. I Romani, invece ritenevano che lo studio della letteratura potesse alleviare le sofferenze umane e la musica alleviasse la melanconia. 

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Solo durante il periodo medievale l’arte intesa come cura dei disturbi emotivi subì un vero declino, sostituita dalla magia e dalla superstizione.
Dal Rinascimento in poi, in Europa, la concezione dell’arte e soprattutto dell’artista vivono una vera trasformazione. L’artista viene concepito come una figura dotata di particolare sensibilità e l’opera d’arte viene vista come una sorta di strumento terapeutico che permette l’espressione di una realtà fantastica, che altrimenti l’avrebbe potuto portare alla follia.
Vale la pena ricordare, durante la Rivoluzione Industriale, in Inghilterra, un approccio noto come “terapia morale”: i pazienti con disturbi mentali venivano accolti in rifugi in campagna e qui ricevevano cure, assistenza e svolgevano attività artistiche come la pittura, scultura e musica. Fu in uno di questi rifugi che Vincent Van Gogh trascorse buona parte della sua esistenza.
Nel XX secolo vengono mossi i primi passi verso l’Arteterapia così come viene intesa oggi grazie a Freud e Jung e alla psicoanalisi. L’opera artistica è concepita come l’espressione dell’inconscio e come un derivato del processo di sublimazione degli istinti di base.
Margaret Naumburg, psicoanalista e seguace di Freud, è considerata la fondatrice dell’Arteterapia in America (Art Therapy). Ella scrive: “il processo dell’arte terapia si basa sul riconoscere che i sentimenti e i pensieri più profondi dell’uomo, derivati dall’inconscio, raggiungono l’espressione di immagini, piuttosto che di parole”. Tali immagini esprimono i conflitti e in questa nuova veste appaiono più comprensibili, e quindi, più facilmente risolvibili. La relazione terapeuta-paziente gioca un ruolo importante nel processo terapeutico e il prodotto artistico diviene lo strumento che rafforza tale relazione.
Un’altra fondatrice dell’Arteterapia è Edith Kramer, contemporanea della Naumburg. la quale considera l’opera d’arte come un “contenitore di emozioni” e l’atto stesso del creare come terapeutico di per sé.
Attualmente l’Arteterapia riflette un’ampia varietà di assunti teorici che si collocano in posizioni intermedie tra la Naumburg e la Kramer e forti influenze provengono dall’approccio umanistico, gestaltico, evolutivo e corporeo.
Aree d’intervento e destinatari
Le aree di intervento dell’Arteterapia sono essenzialmente tre:
-Area Terapeutica L’Arteterapia può essere inserita nel programma riabilitativo dei casi di handicap gravi e disturbi psichiatrici (schizofrenia, autismo). Integrandosi al lavoro di equipe fatto di diverse competenze e professionalità (medici, psichiatri, psicologi, logopedisti, ecc) può portare il paziente al raggiungimento di buoni risultati.
In questi casi le tecniche espressive non sono mai le uniche responsabili dei miglioramenti, poiché ciò che “cura” è la relazione terapeuta-paziente, ma diventano gli strumenti che un operatore sensibile può utilizzare per scoprire e conoscere le immagini, le sensazioni e i sogni di un paziente che non riesce ad esprimersi con le parole.

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-Area riabilitativa
 
L’Arteterapia può essere utilizzata anche con bambini, anziani, adolescenti e adulti portatori di handicap fisici in assenza di vere e proprie patologie psichiche. L’Arteterapia diventa un’esperienza ludica, di gioco in cui si è liberi di esprimersi attraverso le proprie possibilità senza ricevere giudizi, né condizionamenti. L’obiettivo non è “fare bene”, ma è comunicare i nostri pensieri ed emozioni così come viene istintivamente fare. Si può produrre anche uno scarabocchio se è questo che riusciamo a fare e ci rappresenta. In questa maniera l’utente con un corpo trasformato o diversamente abile vive il proprio corpo, non lo subisce.

- Area preventiva ed educativa.
 
Le tecniche espressive sono utili per favorire una maggiore conoscenza di sé stessi nei momenti di cambiamento che capitano nella vita. Durante una crisi coniugale, un cambiamento di lavoro, nei casi di leggera depressione a seguito del pensionamento può essere utile liberare le proprie energie creative attraverso un percorso in un laboratorio artistico.
L’Arteterapia non solo agevola la guarigione ma, soprattutto, promuove il benessere.

Cos’è un laboratorio di Arteterapia?
 
Anche se il laboratorio di Arteterapia rispetta tutte le regole del setting terapeutico (ossia lo spazio e il tempo è ben definito e tutto ciò che accade all’interno di tale spazio e tempo acquisisce un significato che facilita la comprensione del paziente) appare come un ambiente molto diverso dal classico studio dello psicologo. Il laboratorio è uno spazio ampio, luminoso e ricchissimo di stimoli. Vi si trova di tutto: carta, matite, colori, das, stoffe, lane, legno,farina, teli, burattini, strumenti musicali. Si può trovare anche uno spazio vuoto, libero da stimoli, da riempire come si vuole.
Nel laboratorio, su indicazioni dell’arteterapeuta, ci si può dedicare:
- alle arti visive. Si può disegnare, colorare, modellare das o creta, utilizzare fotografie o filmati;
- alla musicoterapia. Si può ascoltare musica per favorire una maggiore attivazione o il rilassamento;
- alla danzaterapia, con cui di certo non si apprendono coreografie ma si impara a liberare il corpo consentendogli di esprimere pensieri, emozioni e sentimenti;
Alla teatroterapia, che permette di comunicare con il corpo e con la voce, di osservare il mondo con gli occhi di un altro e di giocare con ciò che è finzione e ciò che è verità;
Al gioco. Si propongono i giochi che fanno i bambini: rubabandiera, nascondino, lanciare la palla, ecc. Il gioco allena il bambino (e anche l’adulto) alla vita e gli permette la ricerca del sé, di un sé corrispondente ai proprio bisogni.
Ed è sempre nella direzione del gioco che viene svolto il lavoro nei laboratori artistici, affinché l’Arteterapia sia vissuta come un’attività “ludica e divertente” che accompagna l’individuo in uno dei viaggi più affascinanti dell’uomo: la scoperta di se stessi.

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Bibliografia:
  • Giusti E. , Piombo I. (2003), Arteterapie e Counseling espressivo. Ed. Aspic
  • Naumburg M (1966) , Dynamically oriented art therapy: its principles and practices, Grune & Stratton, New York.
  • Kramer E. (1977) Arte come terapia nell’infanzia. Ed. La Nuova Italia.
  • Ulman E. (1961), Art-therapy: problems and definition, in “Bullettin of Art-Therapy”, II, 2.
  • Warren B. (1995), Arteterapia in educazione e riabilitazione. Arti visive, danza, musica, attività teatrale, racconti, maschere e burattini. Ed. Centro studi Erickson.