On the Book

On the Book

PoesieRacconti.it


lunedì 28 febbraio 2011

L' Esistenza attraverso gli occhi di un poeta: L’ALIENO - Luca Madonia e Franco Battiato (2011)

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSyICk-r07sZW_yK3mjKqK-rzQozn8_HkdA4NLhWm_uAXLCnYNoUcnpmyS_c4xnbX9N55qX6RSQugB-S1WCmTveIObkqXm-wDIkl-x3OmD-DGZ2z6e7vu-Cw7NO5FpyynvsHeY6xE_0iY/s400/Luca-Madonia-e-Franco-Battiato.jpg

Intervista a Luca Madonia

Ma allora chi è l’alieno?
 
Alieno sono io. Questo sentirsi in un “non luogo” nella società di oggi. Mi mette a disagio: la gente, l’individualismo esasperato, la superficialità, l’arroganza. Viviamo in giorni di crollo etico ed estetico indubbio. In tutto questo io mi sento un alieno, un  marziano: non mi riconosco. E  trasporto questa cosa  volutamente anche nella sfera personale. Per questo dico che si è spesso soli nella vita e bisogna sapersela cavare da soli. Questo il tema della canzone. 

E quindi, il tuo pianeta Marte che dimensione è? 
 
Il mio pianeta Marte è il mondo che mi sono costruito dove metto in mezzo gli affetti, la mia famiglia, i miei figli. Ho sempre cercato di staccarmi dall’immagine ”cantante”, ma di sdrammatizzare e di analizzarmi dall’esterno. 

Dopo Sanremo2011, vivrai sempre ai “margini di una vita vera”?
 
Me lo auguro, dopo quello che ti ho detto, sarebbe allucinante. Magari mi vedrai montarmi la testa! Ti immagini! No, assolutamente. Tornerò a fare il musicista normale... c’è la vita vera. Ci sarà la promozione, ci sarà la tournee. Una cosa che faccio da 30 anni, una cosa che mi diverte, che mi gratifica. Che mi riempie. D’altronde, facciamo questo mestiere per appagare la nostra vanità. Fa piacere un po’ di egocentrismo. No?

                                       

L' Alieno

     ( Luca Madonia e Franco Battiato ) 

Vago per la strada
in cerca di occasioni nuove
ma non mi basta mai quello che vedo
Passo tra gli odori
e tra gli umori della gente
che mi sfiora indifferente
Colgo l’occasione
di una estate al mare
dell’aria un po’confusa per colpa del calore
Io seguivo con lo sguardo
L’onda sulla spiaggia
Che arriva sempre uguale e tutto si ripete
E tu, tu non mi basti più
io sono solo in questa vita
e forse come te mi sento
io vivo nei panni di un alieno che non vola
che non mi assomiglia ma
io vivo ai margini di una vita vera
e non mi riconosco
Ho speso la mia vita
assecondando le mie voglie
che spesso mi han tradito volate come foglie
Ma al cuor non si comanda
e allora apriamo il nostro mondo

cnvinti che ogni storia si chiuda con un punto
E tu, tu non mi basti più
io sono solo in questa vita
e forse come te mi sento
io vivo nei panni di un alieno che non vola
e non mi riconosco
io vivo nei panni di un alieno che non vola
che non mi assomiglia ma
io vivo ai margini di una vita vera
e non mi riconosco.

http://www.comune.molinella.bo.it/files/immagini/images/image_2_28.jpg

domenica 27 febbraio 2011

Quando il teatro rinsalda un' amicizia... Chiedimi se sono felice (2000)

http://giotto.ibs.it/cop/cop.aspx?s=D&f=200&x=0&e=8010020082889
Chiedimi se sono felice

Titolo originale:  Chiedimi se sono felice
Nazione:  Italia
Anno:  2000
Genere:  Comico
Durata:  110 Min
Regia:  Aldo, Giovanni, Giacomo, Massimo Venier.
Sito ufficiale:  www.chiedimisesonofelice.it

Cast:  Aldo, Giovanni, Giacomo, Marina Massironi, Antonio Catania, Paola Cortellesi.
Produzione:  Kubla Khan s.r.l.
Distribuzione:  Medusa
Uscita:  15 Dicembre 2000 (cinema)

Dopo " Tre uomini e una gamba " e " Così è la vita ", tornano ad entusiasmarci, nel 2000, nei panni di tre amici,  Aldo, Giovanni e Giacomo appunto, alle prese proprio con la loro vita e la loro amicizia.
Una divertentissima commedia che si divide in due parti; il presente, in cui i tre si sono separati e non si vedono da tempo, ed il passato, in cui si racconta cosa è successo e cosa li ha divisi.
Nel passato sono aspiranti attori di teatro che decidono finalmente di metter su una personale versione del Cirano di Bergerac. Nel frattempo sbarcano il lunario con lavoretti improbabili e decisamente precari: Aldo è comparsa al teatro dell'opera, Giovanni fa il manichino vivente in un grande magazzino e infine Giacomo doppia personaggi irrilevanti e praticamente muti in telefilm di serie C.
http://img58.imageshack.us/img58/9365/chiedimisesonofeliceimmos1.png
Neppure la loro vita sentimentale è un granchè: Aldo passa il tempo a cercare di mollare l'insopportabile e isterica fidanzata Silvana (interpretata dalla moglie Silvana Fallisi) innamorandosi continuamente di altre donne; Giovanni invece è concentrato solo sul lavoro fino a quando non incontra, innamorandosene perdutamente, l'hostess Marina; Giacomo resta solo immaginandosi di incontrare l'amore perfetto ed eterno.
E come una pallina di acciaio che prende sempre più velocità scivolando su di un piano inclinato, anche l'amicizia consolidata dei tre, sembra precipitare rapidamente verso una disastrosa, ma non per questo meno divertente, conclusione. Perché come esclama Aldo: "Quando l'amore ci si mette è veramente bastardo". La separazione dura tre anni fino a quando una paradossale malattia di Aldo non li riunisce per uno spiritoso e indubbiamente felice finale.
Il trio è decisamente in piena forma e seppure il filo conduttore degli eventi sia assai esile, riesce ad acquistare peso andando avanti tra i piccoli casi che caratterizzano la vita quotidiana dei tre uomini afflitti dai problemi di tutti, economici, sentimentali e professionali.
Camei di Antonio Catania, nelle vesti di vigile della città, con il quale organizzano una estemporanea partita di pallavolo, e di Beppe Battiston, (conosciuto e amato in Pane e Tulipani) che impersona un assurdo rapinatore che dopo aver rubato collane e anelli alla combriccola durante una cena, piange disperato sul suo triste destino.
Seppur sia in alcuni momenti persino commovente, non si smette mai di ridere o di sorridere anche davanti alla rottura dei tre amici, perché una simile amicizia non può finire mai. Nel cinema come nella realtà.
E noi pubblico siamo entusiasti di questo sodalizio che ci diverte ma non solo.


 Valeria Chiari



 "Avete presente la teoria del piano inclinato? No? Ve la spiego. Se mettete una pallina su un piano inclinato la pallina comincia a scendere, e per quanto impercettibile sia l'inclinazione, inizia correre e correre sempre più veloce. Fermarla, è impossibile. Ma per fortuna gli uomini non sono palline: basta un gesto, un'occhiata, una frase qualsiasi a fermare il corso delle cose. "
                                                   
                                      Aldo (Aldo Baglio)


" No, non disturbatevi, restate sulla sedia,
Signori mi presento, sono la commedia.
Non son fatto di ossa ma di atti
Che vi lascino rimborsati o soddisfatti
Il mio cuore è chiamato trama
Gente che si odia e che si ama,
Il mio sangue è tutto ciò che accade
Dal bacio, al duello con le spade,
Il mio cibo è il vostro battimani,
Il veleno, gli attori cani.
Io sono la commedia e mi divido in atti
Per raccontare a voi gli straordinari fatti
Di questi cavalieri e della loro dama
Di chi crede di amar
E di chi invece ama.
Si narrerà del poeta Cyrano e del suo naso
Che pare modellato con lo stucco;
ma non ditelo all'attore, non è il caso, perché ce l'ha 
davvero, mica è un trucco
E di Cristiano, giovane cadetto, che si esprime poco 
meglio di un gibbone
ma ha fascino ed è di bell'aspetto. Un po' di fantasia 
questa è finzione,
Entrambi ardon d'amore, questo è il bello
Per Rossana, cugina di Cyrano
Di quest'ultimo ama cuore e cervello
ma ama corpo e viso di Cristiano.
Ma l'ora dei preamboli è finita
È l'ora che si vada ad incominciare
A tessere la trama e poi l'ordito
A svolgere, cucire e ricamare;
Che squillino le trombe signori spettatori
Inizia la commedia, che parlino gli attori."

Aldo (Aldo Baglio)

http://static.screenweek.it/2008/5/29/Chiedimi-se-sono-felice-Aldo-Giovanni-Giacomo-Foto-di-scena-2_mid.jpg

sabato 26 febbraio 2011

Se fossi Leonardo - Canzone dello Zecchino d'Oro 1969


 Se fossi Leonardo,
se fossi Leonardo,
se fossi Leonardo
quante cose inventerei!

Mi piacerebbe tanto inventare
le braccia con le ali per volare
e volteggiare come un aquilone
sul traffico che tocca la città.
Sarebbe una bellissima invenzione
crear l'ombrello col termosifone
al sotto zero più non penserei
e il raffreddore più non prenderei.

Se fossi Leonardo
quante cose inventerei
ma non per me soltanto,
anche per gli amici miei.

Non sono Leonardo e inventarle io non so
ebbé, ebbè, si fa quel che si può.
Immaginate un poco che scalpore
se io inventassi i piedi col motore
sarebbe riposante camminare
però c'è un'altra cosa da inventare.
La penna che sa scrivere da sola
in un minuto i compiti di scuola
i cinque e i quattro più non prenderei
e il primo della classe io sarei.

Se fossi Leonardo
quante cose inventerei
ma non per me soltanto,
anche per gli amici miei!

Non sono Leonardo e inventarle io non so
ebbé, ebbé, si fa quel che si può.
Non sono Leonardo e inventarle io non so
ebbé, ebbé, si fa quel che si può!!!

 


Scarico immagine
Fai clic sullo sfondo per annullare
Immagine non disponibile



Scarico immagine
Fai clic sullo sfondo per annullare
Immagine non disponibile



Scarico immagine
Fai clic sullo sfondo per annullare
Immagine non disponibile

Scarico immagine
Fai clic sullo sfondo per annullare
Immagine non disponibile

Come Raffaella Carrà (quasi)...

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHxsuPJsgzoG_tZR3gwbUKQouuKIwiL3_muDKnEAuDU-l-BwBnVzlLox7mpu97vP24bxdSbNUbcFxUrS5UM4knQGLc81uHar4YmVRaM1O65PvIA2VCPUem5oEy-fU8yWOp_-ld5BfXkiw/s1600/carra%2527.bmp

Andavo pazza per il gioco del “Se fosse” con cui Raffaella Carrà intratteneva il pubblico pomeridiano della Rai, parecchi anni fa. Lo scopo del gioco – per i marziani che non lo sapessero – era quello di indovinare un personaggio tracciandone un profilo per comparazione, ossia associandolo ad altro tramite la locuzione “Se fosse”: “Se fosse un colore o una città o un lavoro o un odore eccetera”.
L’altro giorno pensavo che se io fossi il personaggio di un libro – e qualora non potessi sceglierei quale (perché in questo caso mi riserverei sicuramente il ruolo di Daisy nel Grande Gatsby in modo da cambiare il destino di Jay) e dovessi assumere un’identità romanzesca solo in virtù di attitudini e predisposizioni caratteriali – sarei sicuramente il Bianconiglio creato da Lewis Carroll.
Il Bianconiglio, apparso per la prima volta nel 1862 in Alice’s Adventures Underground e nel 1865 in Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie è il coniglio bianco con panciotto e orologio nella zampa, che corre davanti ad Alice solleticando la sua innata curiosità.
Ora nelle migliaia di pagine scritte sul libro di Carroll di solito si sostiene che il Bianconiglio – spingendo Alice ad addentrarsi nel mondo magico in cui vivrà mille avventure – sia il simbolo della curiosità e dunque della conoscenza, della scoperta, dell’apertura al mondo. Io ho letto Alice – nelle varie storie – deliziandomi della gioia inventiva del suo autore e godendo dei continui mutamenti di regole e stravolgimenti della realtà con cui i personaggi vivono nel loro mondo fantastico, ho adorato persino la perfida Regina di Quadri, ma non mi sono mai soffermata troppo sugli elementi simbolici della narrazione, mi piaceva di più l’aspetto linguistico del testo. 
http://principekamar.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/25789/bianconiglio1.jpg
E in realtà, il motivo per cui mi sento più vicino al Bianconiglio che alle migliaia di altri personaggi conosciuti nella mia carriera di lettrice, è che come lui anche io vivo con l’orologio sempre in primo piano e ripeto continuamente: “E’ tardi. E’ tardi”. Come se nei posti non ci si potesse mai andare camminando, ma solo correndo e sempre con la sensazione che tutto sarà inutile perché non si arriverà mai in tempo. A meno che non mi perda in qualcosa (o in qualcuno) e il tempo allora diventa totalmente relativo.
Qual è il vostro alter ego letterario? Spero sia meno nevrotico del mio.



   
http://farm4.static.flickr.com/3269/2740806209_6ff402ca7d.jpg  

venerdì 25 febbraio 2011

Nel blu, dipinto di blu - Domenico Modugno (1958)

http://digilander.libero.it/ILMONTES/copertine/volare.jpg




NEL BLU DIPINTO DI BLU
(di F. Migliacci - D. Modugno)


  • Anno: 1958

  • Altri titoli: Volare

  • Interpreti:Domenico Modugno

  • HitParade:#1, febbraio 1958  

  • Chart annuale: Top 10 (22 milioni di copie nel mondo)

  • Altri interpreti: Johnny Dorelli - MusicaItalia per Etiopia (#3, maggio 1985, Top 30 annuale) - Gipsy Kings (#24, giugno 1990) - Bobby Ryddell - Dean Martin - Al Martino















  • Il 31 gennaio 1958 rappresenta, per la musica italiana, più o meno ciò che il 14 luglio 1789 reppresenta per l'umanità intera: "la" rivoluzione. Quel giorno al festival di Sanremo, un attore pugliese di modesto successo, Domenico Modugno, presentò un bizzarro brano che trattava di un uomo che si dipinge la faccia e le mani di blu e vola felice nel blu del cielo, giungendo trionfalmente al primo posto della gara canora. Il pubblico accolse la canzone con fervore: alla fine dell'ultimo ritornello, la sala esplose e la gente si mise a gridare e a sventolare i fazzoletti.
    Con "Nel blu dipinto di blu", Modugno riscosse un clamoroso successo internazionale, (dove è più nota come "Volare") mai eguagliato da nessun altro cantante italiano, nè prima nè dopo: rimase per 13 settimane al primo posto delle classifiche statunitensi (ed all'epoca, l'unica canzone che nel mondo aveva venduto più dei ventidue milioni di dischi della canzone di Modugno era "White Christmas" di Bing Crosby).
    "Volare" diventò l'emblema stesso dell'Italia e del suo boom economico di quegli anni (non a caso, in tempi più recenti, è stata addirittura proposta come inno nazionale).
    Modugno era rivoluzionario, non solo per il tema trattato, ma anche per il modo in cui esso venne presentato: la canzone parla di un volo nel cielo, ed in psicanalisi, il volo è il simbolo dell'atto sessuale. Le parole, opera del genio di Franco Migliacci (pari, se non superiore, a quello di Mogol) rappresentavano un'esplosione di gioia sensuale e un viaggio al centro dell'esperienza amorosa.
    Fu anche la prima volta che i critici musicali, per nobilitarla, parlavano della canzone come di un testo poetico, un esempio di ermetismo in canzone, proponendo un accostamento della musica leggera alla poesia, accennando ai nomi di roboanti poeti come Montale, Quasimodo e Ungaretti: patetici (i critici).
    Modugno, sul palco del Festival di Sanremo, ruppe decisamente con la tradizione musicale italiana e introdusse non solo un nuovo modo di scrivere canzoni, ma anche un nuovo modo di interpretarle. Emergeva cioè per la prima volta, con Modugno e "Nel blu dipinto di blu", l'unità di testo e musica e interprete - la caratteristica principe di quella che è la moderna canzone d'autore - e la necessità di una loro intima coerenza, esaltata, oltre che dallo spessore e dall'intensità del "personaggio" Modugno.
    Il fatto che Modugno stesso interpretasse la propria canzone rappresentava una novità al Festival del 1958. La norma prevedeva infatti che i brani venissero interpretati non dall'autore, bensì da un cantante che in genere presentava addirittura più di una canzone. Però, nessuno dei cantanti di allora tradizionali fu disposto a interpretare l'opera di Modugno. L'organizzatore, quindi, impose all'autore di cantarla lui stesso. Modugno allora ricorse alla sua esperienza teatrale.
    Non fu solo la canzone che trionfò, ma anche, attraverso la televisione, l'immagine dell'aspirante attore, con la voce di gola e i baffetti alla Clark Gable, rappresentante di un nuovo tipo di cantante. Infatti, per Modugno, venne coniato il termine "cantattore" da parte degli estimatori dell'artista pugliese.
    L'affermazione di Modugno diede il "la" a tutte le successive scuole "cantautorali" italiane: da quella genovese di Paoli, Lauzi, Bindi, Tenco a quella milanese di Gaber e Jannacci, giù giù sino ai successivi cantautori degli anni '70 e '80. Scusate se e' poco...
    A metà anni '80, sullo stile del successo di "USA for Africa", fu interpretata da un coro di All-Stars italiane a scopo di beneficenza denominato, fatte le debite proporzioni, "Italia per Etiopia", ricevendo ancora un discreto successo.





    NEL BLU DIPINTO DI BLU
    (di F.Migliacci - D.Modugno)
      
    Penso che un sogno così non ritorni mai più;
    mi dipingevo le mani e la faccia di blu,
    poi d’improvviso venivo dal vento rapito
    e incominciavo a volare nel cielo infinito…
    Volare… oh, oh!…
    Cantare… oh, oh, oh, oh!
    Nel blu, dipinto di blu,
    felice di stare lassù.
    E volavo, volavo felice più in alto del sole ed ancora più su,
    mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù,
    una musica dolce suonava soltanto per me…
    Volare… oh, oh!…
    Cantare… oh, oh, oh, oh!
    Nel blu, dipinto di blu,
    felice di stare lassù.

    Ma tutti i sogni nell’alba svaniscon perché,
    quando tramonta, la luna li porta con sé.
    Ma io continuo a sognare negli occhi tuoi belli,
    che sono blu come un cielo trapunto di stelle.
    Volare… oh, oh!…
    Cantare… oh, oh, oh, oh!
    Nel blu, dipinto di blu,
    felice di stare quaggiù.
    E continuo a volare felice più in alto del sole ed ancora più
    su,
    mentre il mondo pian piano scompare negli occhi tuoi blu,
    la tua voce è una musica dolce che suona per me…
    Volare… oh, oh!…
    Cantare… oh, oh, oh, oh!
    Nel blu, dipinto di blu,
    felice di stare quaggiù.
    Nel blu degli occhi tuoi blu,
    felice di stare quaggiù,
    con te!

    English Translation:

    I think that a dream like that won’t never return
    I painted my hands and my face with blue
    Then suddenly, I was taken by the wind
    And I began to fly in the endless sky…
    Flying….oh oh…
    singing…oh oh oh oh!
    In the blue sky, painted in blue,
    so glad to be there
    And I was flying and flying, happily higher than the sun and more
    While the world was slowly disappearing so far away
    A sweet music was singing only for me
    Flying….oh oh…
    singing…oh oh oh oh!
    In the blue sky, painted in blue,
    so glad to be there
    But all the dreams fall away in the rise because
    The moon brings them away when it falls
    But I’m still dreaming in your beautiful eyes
    That are blue like the sky painted with stars
    Flying….oh oh…
    singing…oh oh oh oh!
    In the blue sky of your blue eyes,
    so glad to be there
    And I don’t stop flying happily higher than the sun and more
    While the world is slowly disappearing in your blue eyes
    Your voice is a sweet music that sings for me
    Flying….oh oh…
    singing…oh oh oh oh!
    In the blue sky of your blue eyes,
    so glad to be there
    In the blue sky of your blue eyes,
    so glad to be there with you

    http://assets.sheetmusicplus.com/product/Look-Inside/large/1322639_01.jpg

    giovedì 24 febbraio 2011

    Itinerari dell' anima : Viaggio di Dante fra sogno e poesia

    https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHBoRwncPsZE4ACnDX6z2_5Uo49IvwTv5gKFScctjrQmhsXoBVlxG9XV1xLY9OTnYlL4rK24Wx8Kq81rztxWTw_3r64Hv8envGXsaKIATHPeo9r7N_Xtn7UoCwL70kMYVNxXhUrSS5_HQ/s1600/dante_alighieri+purgatorio.jpg


    La Divina Commedia è un poema allegorico. È il cammino verso la salvezza che ogni uomo può intraprendere attraverso il mistico viaggio di Dante-pellegrino attraverso i tre regni dell’aldilà, sotto la guida prima di Virgilio, poi di Beatrice e infine di S. Bernardo. Il poema, composto da tre cantiche chiamate "Inferno", "Purgatorio" e "Paradiso", è costituito da 100 canti in endecasillabi, precisamente 33 canti per ogni cantica più un canto proemio, scritto in terzine a rima incatenata con un verso di chiusura alla fine di ciascun canto.
    Secondo il pensiero di Dante , che lui stesso ci rende noto nella sua opera Convivio, la Divina Commedia può avere quattro sensi : il senso letterale, l'allegorico, il morale e l'anagogico .
    Nel SENSO LETTERALE , l'opera narra il viaggio immaginario di Dante attraverso l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso .
    Nel SENSO ALLEGORICO vuole invece significare la conversione di DANTE dal suo traviamento con l'aiuto della ragione umana ( Virgilio) che lo induce a meditare sulla gravita del peccato nel viaggio attraverso l'Inferno e il Purgatorio; mentre poi Beatrice , simbolo della verità rivelata , per intercessione di Maria , lo conduce alla visione di Dio.
    Nel SENSO MORALE è un ammonimento ai cristiani , perché considerino quanto sia facile cadere in peccato e difficile liberarsene , se non si meditano le pene riservate nell'eternità ai peccatori e il premio concesso ai giusti.
    Nel SENSO ANAGOGICO dimostra come tutta l'umanità dallo stato di infelicità e di disordine, seguendo la guida dell'impero (Virgilio) nelle cose temporali, e della chiesa (Beatrice) nella spirituali possa pervenire alla felicità.
    La Divina Commedia può essere considerata un viaggio verso la salvezza attraverso l'analisi di tutte le passioni umane che ci allontanano da essa . E' un ritratto dell'umanità con i suoi vizi , le sue perversioni e anche con i suoi aspetti positivi di generosità .
    Verso i 35 anni Dante si smarrisce in "una selva oscura" (simbolo del peccato) ; a fatica giunge ai piedi di un colle (la salvezza).

    - La Commedia è un poema didattico-allegorico che ha per soggetto lo stato delle anime dopo la morte e per fine la felicità degli uomini. Il poema descrive la storia di un viaggio che Dante compie a 35 anni attraverso i tre regni dell'aldilà (secondo la concezione medievale), sotto la guida di Virgilio (Inferno e Purgatorio), Beatrice (Paradiso) e s. Bernardo (Empireo). La data d'inizio di questo viaggio - che dura la settimana di pasqua - è la notte del 7 aprile 1300, l'anno del primo Giubileo della storia, indetto da papa Bonifacio VIII.
    - Il poema si compone di tre Cantiche (Inferno-Purgatorio-Paradiso), articolate in 100 canti: 33 canti per ogni Cantica, più uno che funge da introduzione all’intero poema (il I canto dell’Inferno, che è composto quindi da 34 canti).
    - La forma metrica è la terzina di endecasillabi a rime incatenate, inventata da Dante sul modello della strofa del sirventese provenzale (AAAb / BBBc / CCCd…) o della terzina del sonetto italiano.
    - Nell’opera è evidente la ricerca della simmetria, per lo più fondata sui numeri 3 (simbolo della Trinità) e 10 (numero perfetto). Tre sono le cantiche; ognuna ha 33 canti, più un canto introduttivo nell’Inferno, per un totale complessivo di 100. Tre le diverse categorie di anime che popolano i regni (nell’Inferno prima incontinenti, violenti, fraudolenti; nel secondo regno coloro che diressero il loro amore al male, amarono poco il bene, amarono troppo i beni terreni; nel Paradiso gli spiriti saeculares, activi e contemplantes). Simmetrica è la partizione interna dei regni: l’inferno ha 9 cerchi e un vestibolo, l’Antinferno (=10); il Purgatorio 9 parti (spiaggia, Antipurgatorio, 7 cornici) più il Paradiso terrestre (=10); Il Paradiso 9 cieli più l’Empireo (=10). Tutte e tre le cantiche si chiudono con la parola "stelle". 
    http://www.codexart.net/divina-commedia-sabbione-big.jpg

    Inferno - Canto I
    Nel mezzo del cammin di nostra vita
    mi ritrovai per una selva oscura
    ché la diritta via era smarrita.
    
      Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
    esta selva selvaggia e aspra e forte
    che nel pensier rinova la paura!
    
      Tant'è amara che poco è più morte;
    ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
    dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
    
      Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
    tant'era pien di sonno a quel punto
    che la verace via abbandonai.
     
    http://www.adesso-online.de/files/adesso/leadimages/XI-canto-paradiso-divina-commedia.jpg
    Purgatorio - Canto I 
    Per correr miglior acque alza le vele
    omai la navicella del mio ingegno,
    che lascia dietro a sé mar sì crudele;
    
      e canterò di quel secondo regno
    dove l'umano spirito si purga
    e di salire al ciel diventa degno.
    
      Ma qui la morta poesì resurga,
    o sante Muse, poi che vostro sono;
    e qui Caliopè alquanto surga,
    
      seguitando il mio canto con quel suono
    di cui le Piche misere sentiro
    lo colpo tal, che disperar perdono.
    
      Dolce color d'oriental zaffiro,
    che s'accoglieva nel sereno aspetto
    del mezzo, puro infino al primo giro,
    
      a li occhi miei ricominciò diletto,
    tosto ch'io usci' fuor de l'aura morta
    che m'avea contristati li occhi e 'l petto.
     
    http://www.docushare.it/mediasoft/dante/graphics/inf02.jpg
    Paradiso - Canto I
    La gloria di colui che tutto move
    per l'universo penetra, e risplende
    in una parte più e meno altrove.
    
      Nel ciel che più de la sua luce prende
    fu' io, e vidi cose che ridire
    né sa né può chi di là sù discende;
    
      perché appressando sé al suo disire,
    nostro intelletto si profonda tanto,
    che dietro la memoria non può ire.
    
      Veramente quant'io del regno santo
    ne la mia mente potei far tesoro,
    sarà ora materia del mio canto.